Cosa si intende per ecosistema urbano?
Un ecosistema è un “un’associazione di elementi in un complesso organico e funzionale”, ma cosa accadrebbe se non dovesse funzionare più niente? La crescita fuori controllo del capitale umano e l’operato antropocentrico dell’uomo stanno mandando in tilt gli ecosistemi naturali (perdita di biodiversità, eventi atmosferici estremi, maggior rischio di dispersione incontrollata di virus…) così come quelli urbani.
Un ecosistema urbano nasce dall’esigenza dell’uomo di inserirsi, in quanto animale sociale, in un ambiente complesso, costituito da relazioni altrettanto complesse, tra persone, tra le persone e la natura e tra le persone e le città. Addirittura, il chimico e premio Nobel olandese Paul Crutzen, decise di chiamare questa era “Antropocene”, per sottolineare proprio come l’Homo Sapiens, o meglio l’anthropos, abbia deciso di svolgere un ruolo primario su ogni ecosistema di questo pianeta.
Come si può ristabilire l’ordine?
Un ecosistema in crisi è un ecosistema imploso nel caos. Per ristabilire l’ordine basterebbe solamente giocarsi la carta della sostenibilità, lasciandosi guidare da tre pilastri: sociale, economico e ambientale.
Immaginiamo di guardare una grande metropoli dall’alto, come per esempio Roma, in un punto panoramico che permetta di guardarla a 360°. Macchine, tram, autobus, biciclette, lavoratori e studenti frenetici, turisti con le macchinette fotografiche pronte a scattare ricordi, camerieri indaffarati, negozianti, ministri, sindaci e parlamentari. Uno sguardo a 360° per ammirare il caos.
Nell’ecosistema urbano è necessario che qualcuno o qualcosa permetta la mobilità, permetta la governance e l’insediamento di una community di cittadini, che i lavoratori svolgano in maniera sana e soddisfacente il proprio lavoro e che l’istruzione sia garantita. È importante che ci sia una sovrastruttura che vada a regolare l’equilibrio dinamico di queste tre sfere, veicolando i desideri di sviluppo, benessere fisico ed emotivo ed ambizione.
Che ruolo possono svolgere le smart cities?
Nell’ottica di realizzare una sovrastruttura che possa regolare il benessere della società civile nell’ecosistema urbano in evoluzione, le cosiddette “città intelligenti”, o smart cities, si servono del digitale e di logistica 4.0 per sbrogliare una rete a maglie irregolari e ingarbugliate. Le città moderne sono corpi vivi in continuo sviluppo, nate da piani regolatori parziali ed incompleti e realizzati senza mai pensare al quadro generale.
Le smart cities vogliono proprio andare a sopperire a questa mancanza fondando il proprio sviluppo intorno a nodi focali ben definiti: ricerca scientifica, industria, governance e inserimento della società civile.
Questi nodi bilanciano le relazioni sopra citate e permettono il corretto funzionamento dell’ecosistema, in quanto “sistema nervoso fatto di reti e di relazioni”. Queste reti e relazioni conferiscono al sistema urbano un’intelligenza (”smart”) e lasciano al digitale la facoltà di trasformare, collegando i puntini (nodi focali), le città in grandi corpi umani, nei quali il movimento di gambe e braccia favoriranno il cuore e gli stimoli neurali favoriranno il benessere delle cellule.
Le smart cities cercano di guidare la convivenza tra i due ecosistemi permettendo la convivenza tra organismi e uomini, orchestrando in maniera efficiente l’efficientamento della loro coesistenza in un sistema nervoso sempre più complesso. Le smart cities, nate dalla new-economy ICT e la sharing economy, si ripropongono di investire sul benessere del capitale umano e sociale, sulle infrastrutture, sul benessere economico, sulla governance partecipativa e sulla gestione delle risorse naturali. Mirano a soddisfare lo slancio verso la tecnologia ad impatto sociale che vede la community e l’ambiente al centro, cercando di massimizzare il benessere pubblico.
Ma abbiamo già esempi virtuosi tra le smart cities italiane?
Il sito Agenda Urbana (piattaforma promossa da ANCI) segnala 1311 progetti avviati in tutta Italia per realizzare “città intelligenti”, che si fondano principalmente sul miglioramento dei servizi, delle infrastrutture, del sistema di illuminazione pubblica, dell’impatto ambientale e dell’integrazione del digitale per migliorare trasparenza e sicurezza. Secondo l’indagine City Rank 2021, Firenze si posiziona al primo posto come città più smart d’Italia, rimanendo capolista grazie allo sviluppo di sistemi trasparenti per le pubbliche amministrazioni, diffusione delle reti WiFi pubbliche, trasformazione digitale (in particolare illuminazione pubblica, rete semaforica e sistemi di raccolta dei rifiuti).
Prendendo Firenze come modello, è importante sostenere le “città intelligenti” affinché il loro continuo miglioramento e sviluppo possa supportare realtà con dinamiche di innovazioni più lente. E’ importante promuovere ecosistemi urbani che “utilizzano - in modo più diffuso, organico e continuativo - le nuove tecnologie nelle attività amministrative, nell’erogazione dei servizi, nella raccolta ed elaborazione dei dati, nell’informazione, nella comunicazione, nella partecipazione e per portare avanti processi di innovazione istituzionale, culturale ed organizzativa al fine di migliorare la qualità della vita e dei servizi funzionali, i livelli di occupazione e la competitività, come risposta ai bisogni delle generazioni attuali e future, garantendo la sostenibilità economica, sociale e ambientale dello sviluppo urbano”(ICity Rank 2021).
Articolo scritto da: Eleonora Cherubini
Fonti:
Ecosistemi(amo)
Ecosistemi(amo) è un progetto nato dalla collaborazione tra Glac-UP e YES-Europe Italy. Attraverso articoli, post e video il progetto mira ad informare sul concetto di ecosistema e la sua salvaguardia. Quasi tutto ciò che ci circonda può essere considerato un ecosistema, il nostro stesso organismo umano ne è un esempio. Viviamo a contatto con ecosistemi animali e agricoli, ecosistemi sociali, ecosistemi digitali, ecosistemi energetici, ma quanto li conosciamo davvero? E come possiamo aiutare a proteggerli? Seguici sui nostri canali YES-Europe Italy e Glac-UP per scoprire di più!
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